Onorevoli Colleghi! - Il problema delle carceri negli ultimi tempi è stato al centro dell'attenzione generale.
      Ai gravi problemi del sovraffollamento, delle carenze strutturali, delle limitazioni degli spazi di socialità e trattenimento, delle restrizioni della legge 10 ottobre 1986, n. 663 (cosiddetta «legge Gozzini»), non ha corrisposto una seria azione politica.
      Il carcere va umanizzato per corrispondere ad una tradizione che intende la pena quale fattore anche riabilitativo.
      Un'area spesso trascurata nella normale gestione del trattamento è costituita dalla fruibilità delle normali relazioni affettive.
      Si assiste spesso ad una visione riduttiva che trascura l'impatto che una normale, corretta e sana vita affettiva può ingenerare anche al fine di un recupero sostanziale delle normali relazioni con il contesto familiare e sociale.
      Una innovazione di questo tipo, suggerita ed avallata da tutti i professionisti sociali attenti allo sviluppo delle persone, costituirebbe un'indubbia apertura che qualificherebbe ulteriormente la politica penitenziaria.
      Va anche ribadito che appare riduttivo pensare all'iniziativa come semplicemente impostata sullo scambio sessuale con partner, atteso che il significato delle innovazioni va oltre questo aspetto, iscrivendosi in una più generale riforma tesa ad umanizzare l'intero pianeta carcerario.
      Si tratta di garantire quei legami, quella solidarietà, quel bisogno di stringere un figlio o di abbracciare una madre, senza che questo possa essere negato o raggelato dalle fredde regole vigenti negli istituti.
      La presente proposta di legge, modificando l'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) vuole dare risposta alle richieste di aumento delle ore di colloquio con conviventi e coniugi, di allargamento del sistema dei permessi, di rafforzamento delle misure già previste dall'articolo 21-bis dell'ordinamento penitenziario per la tutela e la cura dei figli.

 

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